Sgrammaticata. Dentro di me senza speranza.

Mi chiedo se ci pensi alle parole che mi dici. Alcune arrivano distrattamente, inaspettate, talmente dolci da non sembrare vere, da farmi appannare gli occhi e da sorridere immobile con questo stupido telefono in mano.

“Sono raffreddatissimo, ho bisogno dell’ossigeno..e il mio ossigeno sei tu, e tu ora non ci sei…”

Non avrei potuto scrivere nulla di più dolce. Ho riletto dieci volte questo messaggio.

Chissà se lui lo sa che quando gli dico che lo adoro è perché ho troppa paura di dirgli che in realtà mi sono innamorata di lui. E quando mi risponde “io ti adoro di più” non è “io ti amo di più”

E poi il mio pessimismo cosmico mi porta subito a pensare che no, tu non ci pensi alle cose che mi dici, non gli dai peso fino in fondo. Sono io che cerco di vedere in te un’aria nuova, un’immagine nuova, quella in cui penso che non finirà, quella in cui io conto per te quanto tu per me, quella in cui tu fossi sicuro di amarmi.

Ma l’amore non si chiede. L’amore si da. E io cerco di farlo ogni giorno, mi faccio male, mi sento sull’orlo del precipizio nell’attesa di cadere da un momento all’altro, e nel frattempo mi innamoro di te ogni giorno di più, sperando tu ti accorga di quanto mi scoppia il cuore quando ti ho davanti, di quanto sono felici i miei occhi quando guardano i tuoi.

Non sai quando mi fa paura pensare di essere in realtà la metà di niente.

Nulla è tanto banale e tanto profondo quanto l’amore.

Pensieri della mattina, quando non sei con me

Ma lo sai a che pensavo? A noi due in una stanza dalla luce soffusa, a te che mi accarezzi e piano, fra i baci, scopri ogni centimetro del mio corpo, come fosse la prima volta, fino a che non ci perdiamo insieme nel desiderio, nel piacere di toccarci, stringerci, appartenerci, fra i sospiri i gemiti la saliva le dita il sudore la passione.. e poi ci abbracciamo forte, per proteggerci, in un posto dove esistiamo solo io e te, dove niente e nessuno può farci male, dove non esiste la paura di oggi, o di quello che sarà…

Ecco, questo è quello che vorrei dire ogni volta che ti dico che ti voglio..

Silenzi e parole. D’amore.

I viaggi in treno nella mia vita da pendolare sono sempre un’occasione di spunto e di riflessione. Mi piace osservare le persone, cercare di capire qualcosa della loro personalità nel breve tempo che passo insieme a loro durante il viaggio.
Oggi avevo davanti questa coppia, sulla 50ina. Una coppia per nulla appariscente, due italiani turisti nella mia città. Capelli corti ricci, pantalone a pinocchietto e sandali lei, camicia a quadretti e barba incolta lui. Lei sale sul treno che già parla. Ma parla solo lei. Un monologo. Lui la guarda ma non parla. Mi da l’idea di non essere felice, anche se lui è di spalle e non incrocio mai il suo sguardo. Penso subito a come possa cambiare il rapporto fra due persone e penso davvero spessissimo a come si faccia ad innamorarsi di chi declama sempre soliloqui con il proprio ego. Sono un po’ rattristata. L’amore che cambia e si appassisce mi ha sempre terrorizzata.

Poi lui inizia a parlare, poche parole, ma sorridono. Certo, lei continua come un mangia nastro, ma sorridono entrambi.

Che sciocca sono io a voler giudicare. I minuti in più sono serviti. Sorridono ancora. E un po’ anche io.
Certo, forse non hanno la passione dell’inizio, la verve che io associo alle coppie, ma l’amore ha mille sfumature e degli equilibri inspiegabili.

Puzzle

Mi pare di inseguirti, di inseguirti sempre, intenta a fare un puzzle mente tu corri per la stanza a butti all’aria tutti i pezzi. Tu hai il sorriso e io non ci trovo nulla da ridere. E non capisco perché tu ridi ogni volta. Ma in fondo di fare questo puzzle l’ho scelto io. Mi avevi avvertita che avresti corso, tu sei così, non vuoi legami. Eppure io continuo a provarci. Voglio farlo questo puzzle, penso che alla fine sarà bellissimo. O forse sono io che voglio che almeno questa volta il puzzle mi riesca. Ma non posso farlo tutta sola, non posso farlo se tu non mi dai una mano. E non basta che tu ti sieda sola un attimo vicino a me, come fai nelle notti che passiamo insieme. Ho bisogno che tu ti sieda accanto a me, e che mi aiuti a mettere insieme i pezzi. Ma non so se tu vuoi farlo questo puzzle o vuoi continuare a correre, mentre io invece continuo a inseguirti col cuore in subbuglio e l’animo mortificato.
Intanto mi trovo qui, che giro questi pezzi disordinati fra le mani, e mi chiedo quanto tempo ancora sarò in grado di aspettare, quante volte ancora sarò in grado di provarci.
Chissà se vale davvero la pena vederlo finito questo puzzle.

Sproloqui

A volte scrivere non fa bene. Decisamente. Perché scrivere fa pensare. Fa sviscerare le questioni, apre le ferite, accende i pensieri e lacera i cuori. Ecco perché non voglio scrivere oggi. Sono stanca di piangere e non voglio. Oggi un interruttore al cervello è la soluzione. Sarebbe la soluzione.. Magari ci fosse.

Il titolo non ce l’ho

Tre giorni. Tre giorni soli. Eppure mi pare di non stare insieme a te da settimane. Ho sempre creduto di aver bisogno dell’amore più di ogni altra cosa, e invece adesso conto gli attimi che mi separano dall’avere il tuo corpo sopra il mio, ancora una volta.
Forse anche questa è una forma d’amore, ma forse sono io che mi illudo sia così. Quando siamo chiusi in quella stanza, alla luce di quelle candele che tu ogni volta ti preoccupi di accendere prima che io arrivi, ecco, quando siamo chiusi lì dentro non c’è l’amore, c’è il desiderio, ci sono due corpi nudi che si abbracciano e diventano una cosa sola. Ci sono bocche, mani, salita, gemiti, sospiri, e tu che mi ripeti sempre “bella che sei”, più e più volte. Ma non vale così. Dovresti dirmelo mentre passeggiamo in un pomeriggio assolato. Non ci sono pomeriggi assolati per noi. Ci sono solo notti.
Come non valgono tutti quei baci che mi dai sul collo, quando mi scansi i capelli e mi stringi prima di addormentarci nudi, abbracciati, come ogni volta. Eppure di quei baci io ne sento forte il desiderio. Quei baci e quelle mani colmano il vuoto. Seppur per poco.
Dici che non vuoi impegnarti e poi dici che non vuoi sia solo sesso. Ci penso ogni volta che il tuo corpo preme forte contro il mio, mentre mi accarezzi la schiena con la punta delle dita. E non so che fare. Ma so che ti voglio. O forse non voglio nemmeno te, ma voglio questo. Siamo qui e mi sento viva.